Il rapporto tra socializzazione ed individualità all’interno di un monastero di clausura
INTERIOR DESIGN
2023-2024
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1. BRIEF
Il progetto consiste nella tesi di laurea triennale, lo spunto dal quale partire è stata la socializzazione tra utenti in un’epoca post covid 19.
Posta la socializzazione come punto di partenza, essa può essere declinata in diversi ambiti.
2. INTRODUZIONE
Lo spazio del silenzio si basa sulla progettazione degli ambienti interni del monastero del Corpus Domini di Ferrara e, in parte, del monastero Cuore Immacolato di Maria a Bologna.
I luoghi riprogettati sono la foresteria, il coretto, il parlatorio e il noviziato.
Negli ultimi decenni si è riscontrato un netto calo delle vocazioni in Italia, così come nel resto d’Europa. Per questo, lo scopo è quello di migliorare la vita interna al monastero, andando a modificare gli spazi destinati ad attività individuali e di socializzazione, rispettando però sempre le regole degli ordini monastici.
Uno dei motivi per cui è avvenuta una diminuzione delle entrate in monastero è la discordanza tra la clausura moderna e la struttura dell’edificio, spesso collocato in un palazzo antico o moderno ma non consono totalmente alle funzioni che dovrebbe svolgere un convento. Infatti, la clausura sta riscontrando un cambiando negli ultimi anni e si sta modernizzando, mentre gli ambienti provocano una difficile relazione tra spazio individuale e spazio sociale, e l’impossibilità di pieno dialogo e momento di aggregazione con persone esterne.
Alla base del progetto vi è il concetto di autenticità, ovvero si vogliono rispettare i caratteri originari dei monasteri antichi, in modo da mantenerli spazi del silenzio così come sono sempre stati.
3. ANALISI CONTESTO
Il contesto su cui si lavora è quello dei monasteri claustrali femminili in Italia. Per dimostrare la tesi è fondamentale condurre un’analisi del contesto utilizzando strumenti e metodi che consentano lo studio delle condizioni della realtà, così da produrre quadri obiettivi.
L’analisi è stata condotta attraverso i dati presenti sui libri e su internet, nonché per mezzo di interviste, questionari, la visita nei luoghi fisici e la visione di documentari.
In primo luogo, si sono raccolti i dati riguardante il numero di monasteri in Italia e il rispettivo ordine. Sono presenti in totale 250 monasteri claustrali femminili e tra tutti gli ordini quelli con maggiore affluenza sono: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e Agostiniane.
Per mezzo di questionari si è potuto fare un quadro generale dell’età, provenienza e titolo di studio delle monache.
I questionari riguardano i cinque casi studio analizzati, quindi: Clarisse di Ferrara, Carmelitane Scalze di Ferrara e Bologna, Benedettine di Ferrara e Agostiniane di Cento.
L’età nei monasteri è oggi per maggior parte medio-alta, infatti il 44% delle monache ha tra i 50 e 70 anni, solo in quello del Corpus Domini di Ferrara c’è una presenza di giovani abbastanza rilevante rispetto agli altri.
4. ANALISI SCENARIO
Il fenomeno che si è analizzato in partenza è il calo vocazionale che negli ultimi decenni in Italia così come in Europa sta calando drasticamente, le cause principali sono l’emancipazione femminile, la globalizzazione e il calo demografico.
Con il progetto si vuole dimostrare che, oltre alle motivazioni appena indicate, anche lo spazio in cui le monache vivono può influenzare la vocazione.
La tesi è stata dimostrata attraverso un sondaggio in cui si rileva che il modo in cui è costruito il monastero, dalla disposizione appartata delle celle, ad un’illuminazione che favorisca meglio la concentrazione sulla preghiera oppure arredi di un certo tipo rispetto ad altri, può influire sulla vita spirituale.
Inoltre, un altro aspetto di rilievo riscontrato è il fatto che le monache preferiscono uno spazio che riconduce all’autenticità dei primi monasteri.
La socializzazione è uno dei momenti più importanti della giornata delle monache oltre alla preghiera e il lavoro.
Si è dimostrato che la tipologia e la qualità di socializzazione può influire sulle vocazioni. Pregare in comunità, dare consigli spirituali ai bisognosi, mantenere contatti con parenti e persone esterne, potrebbe aiutare, in un secondo momento, ad apprezzare di più la preghiera individuale.
Per la maggior parte delle monache la soluzione migliore è quella di vivere in un monastero in città così da mantenere in contatto con gli esterni, piuttosto che in uno immerso nella natura. Inoltre, la socializzazione è intesa non solo tra le sorelle ma anche tra le novizie, che hanno bisogno di uno spazio dedicato alla ricreazione in cui possano svolgere attività di gruppo per aiutarle a confermare la decisione di diventare monache.
5. UTENTI E BISOGNI
Gli utenti principali del monastero sono: le novizie, le monache, gli utenti esterni (pellegrini, parenti e persone che si recano per dialogare) ed infine i fedeli.
Tra tutte le esigenze, la più importante per le novizie è quella di poter avere una vita comunitaria più attiva; infatti trovandosi a vivere una realtà molto diversa dal mondo esterno, inizialmente risentono di un forte distacco dalle persone care e dalle monache.
Le monache invece, vorrebbero avere un equilibrio tra vita sociale e vita monastica, da un lato desidererebbero poter abbracciare i famigliari, dall’altro vorrebbero avere dei momenti dedicati all’individualità spirituale.
L’esigenza principale degli utenti esterni è quella di poter trascorrere del tempo con la monaca dialogando senza che barriere fisiche, come le grate, possano rendere l’atmosfera fredda e distaccata.
Infine i fedeli, che si recano quotidianamente in chiesa, desidererebbero poter assistere alle preghiere accanto alle monache, allo stesso tempo facendo sentire le monache più partecipi delle celebrazioni.
5. CONCEPT
Alla base del concept di progetto c’è l’autenticità, che si riferisce agli antichi monasteri benedettini partendo dal IV secolo con San Benedetto fino all’apice dello splendore nell’undicesimo secolo.
In architettura e design si declina in aspetti, sia materiali sia immateriali, e la sua complessità risiede nel dover riproporre la sacralità dei monasteri antichi coniugandola con le esigenze del mondo contemporaneo, senza alterare gli equilibri presenti negli spazi sacri. In questi ultimi è sempre presente l’elemento del sacro, mentre all’esterno la natura viene messa in relazione con l’uomo.
L’autenticità nei monasteri deve rispettare le regole dell’ordine ma al tempo stesso permettere agli individui di esprimere la propria spiritualità, così come conciliare l’individualità con lo spirito di fraternità e comunità.
Ciascuno spazio studiato permette quindi agli utenti di svolgere attività sia individuali sia di gruppo, altro aspetto alla base del concept.
L’autenticità viene declinata in cinque aspetti principali, ovvero: la luce, la natura, i materiali, la posizione e gli spazi.
6. PROGETTO
Dal momento che lo studio interessa due monasteri, uno visitato in prima persona e uno di cui si hanno solo le misure tecniche, ci si è chiesto se fosse più coerente scegliere lo stile del primo edificio e adattarlo al secondo oppure distaccarsi da entrambi. La strada presa è una via di mezzo: si è cercato di non stravolgere lo stile del monastero di Ferrara, dal momento che alle monache non avrebbe fatto piacere un cambiamento radicale e soprattutto perché, essendo un edificio storico, si voleva enfatizzare l’autenticità del monastero stesso. Per quello di Bologna, invece, essendo molto più recente, si è scelto uno stile più moderno, un po’ distante da quello di Ferrara.
Gli aspetti quindi da illustrare per fare un quadro generale del progetto sono: gli arredi, i materiali, i muri, i pavimenti, le porte e le finestre.
7. ARREDI
Sono stati eliminati tutti gli elementi superflui che non avessero una funzione precisa, ma se ne sono anche aggiunti per sfruttare lo spazio per nuove attività.
Gli arredi sono minimali, formati da pochi elementi che si incastrano tra di loro, le forme che si ripetono sono trapezoidali e rettangolari. Gli spigoli non sono notevolmente smussati, il giusto per non renderli taglienti.
L’incastro come modalità di giunzione degli elementi è l’ideale in quanto non richiede l’uso di altri elementi di fissaggio a vista. In questo modo il legno è utilizzato sia come materiale da costruzione sia come struttura vera e propria dell’oggetto. Inoltre, essendo formati da pochi elementi, possono essere facilmente trasportati e le stesse monache sono in grado di assemblarli da sole.
8. MATERIALI
Si sono scelti in totale quattro materiali per la realizzazione degli arredi, in modo tale da rispettare i concetti analizzati in precedenza riguardo gli ideali di austerità. I materiali vengono in parte scelti partendo dai materiali dei monasteri, in parte sono fedeli ai materiali dei primi monasteri.
Il primo materiale è il legno di castagno, scelto per la realizzazione della maggior parte degli arredi, tra cui sedie, letti, inginocchiatoi e tavoli.
La scelta è ricaduta sul castagno anzitutto perchè é un legno duttile e resistente, caratterizzato da una tessitura grossolana e venature fitti e sottili. Può essere utilizzato sia per gli infissi sia per gli arredi. Inoltre, grazie al basso coefficiente di ritiro non risente di variazioni di temperatura e umidità. Aspetto da non sottovalutare è l’ottima resistenza agli urti e la durabilità, infatti sopporta le principali sollecitazioni meccaniche tra cui compressione, torsione e flessione. Dal punto di vista estetico ha un colore caldo con tante sfumature, che si armonizza sia negli ambienti tradizionali sia in quelli moderni, a cui dona famigliarità e accoglienza.
Il secondo materiale scelto è la pietra arenaria, utilizzata nel noviziato e nel coretto per i pavimenti e parte delle pareti, ma anche per i lavabi e gli inserti nella parete.
La colorazione è stata scelta sul bianco tendente al giallo-grigio. Viene estratta anche in Emilia Romagna, quindi il costo di trasporto è minore e, ricollegandosi alla tematica di materiali autoctoni, permette di avere una pietra locale.
Il terzo materiale è l’ottone brunito spazzolato, scelto per gli scatolari dell’illuminazione, le maniglie e altri dettagli d’arredo.
Il quarto e ultimo materiale è la canapa, utilizzata per tende, tappeti, sedie basse e lenzuola. É un tessuto biologico che ancora oggi richiede un lavoro manuale e che non necessita di molte sostanze chimiche per la coltivazione, aspetti vantaggiosi per l’ambiente. É stata scelta anche per la possibilità di ottenere diverse coprenze, dalla più alta a quella più sottile, così da poter creare giochi di luce naturale. Grazie alla sua resistenza alla trazione è possibile realizzare anche intrecci di tela robusti, resistenti e longevi, ma leggeri, ideali per le sedute del noviziato.
9. MURI E PAVIMENTI
I pavimenti sono stati in parte cambiati e in parte lasciati invariati. Nella foresteria e nel parlatorio è stato lasciato il cotto antico originario, mentre nel coretto, dal momento che era presente un cotto molto più recente non risalente alla fondazione del monastero, si è scelta la pietra arenaria. Quest’ultima ricopre i pavimenti anche del noviziato, sia nella cella sia nella stanza della ricreazione. L’idea è quella di mantenere il cotto tradizionale nella parte di monastero antico e introdurre elementi di modernità in quella nuova.
I muri non hanno riscontrato cambiamenti, è rimasto quindi l’intonaco granuloso bianco per tutti gli ambienti. Si ottiene uniformità e illuminazione grazie al colore chiaro. Garantisce isolamento acustico e termico.
Le travi a vista presenti nella foresteria e nel parlatorio sono mantenute, mentre nel noviziato non sono presenti. Con legno, cotto e intonaco si enfatizza la storia del monastero e valorizza i dettagli autentici, con la pietra arenaria si è voluto dare una nuova interpretazione di autenticità, distaccandosi dai materiali tradizionali.
10. PORTE E FINESTRE
Le porte sono filomuro della stessa larghezza ma di un altezza maggiore rispetto a quelle originali, in primo luogo per riprendere le porte antiche imponenti che danno l’idea di pesante e quindi lento come la vita delle monache, in secondo luogo, per fare passare più luce e mettere maggiormente in comunicazione i vari ambienti quando è aperta. La scelta è ricaduta sulla porta a battente in quanto il costo è minore rispetto ad altre tipologie di porte e non servono ulteriori lavori.
Anche le maniglie sono state riprogettate. A differenza di quelle originarie, queste sono posizionate all’interno della porta, così da farle sembrare un tutt’uno.
Gli infissi sono stati in parte cambiati e in parte lasciati invariati. La grandezza delle finestre in alcune stanze è stata aumentata in modo tale da fare entrare più luce, ma la forma è rimasta la stessa, tranne nel noviziato.
FORESTERIA
La foresteria originaria del monastero di Ferrara è una piccola stanza che può ospitare una persona per il pernottamento. È presente un letto singolo, una scrivania, due sedie, un armadio e un lavandino. La disposizione dei mobili è cambiata per aggiungere una funzione e toglierne un’altra. La funzione aggiuntiva è quella della preghiera, infatti sotto la finestra invece della scrivania si trova una panca su cui l’ospite può sedersi e meditare. Può anche inginocchiarsi sopra l’inginocchiatoio movibile con un tappetino. La funzione eliminata è invece quella dell’armadio, il suo utilizzo non è risultato strettamente necessario, infatti gli ospiti solitamente soggiornano massimo due notti. É stato sostituito da quattro attaccapanni pratici e non ingombranti; inoltre, nel caso in cui il visitatore abbia una valigia con sé può riporla sotto il letto.
Per l’illuminazione e il comodino venivano sfruttate la scrivania e l’abatjour, nel progetto la luce viene proiettata da lampade posizionate sopra il letto e la scrivania mentre il comodino è attaccato alla struttura del letto. Il simbolo religioso originario, è sostituito da una croce nell’angolo della stanza a tutta altezza.
Il lavandino è rimasto invariato nella posizione ma riprogettato nei materiali e nella forma. Altri dettagli come tende e lenzuola sono stati sostituiti con tessuti di canapa.
PARLATORIO
Il parlatorio originario è una stanza divisa in due da un muro con al centro la grata. A sinistra vengono accolte le persone esterne, a destra si trovano le monache. Il primo grande cambiamento compiuto è l’eliminazione del muro e della grata, in quanto rappresenta ormai solo un simbolo di separazione troppo obsoleto.
La divisione è infatti data con il nuovo progetto dai mobili: grazie ai tavoli le monache comprendono che devono rimanere nella parte superiore e a destra della stanza, mentre gli ospiti che entrano dalla porta inferiore devono rimanere nella zona a sinistra e in basso. Ora la comunicazione tra sorelle e ospiti è molto più agevolata dalla mancanza di barriere fisiche evidenti. I gruppi possono mangiare o parlare insieme alle sorelle tutte insieme, cosa che prima non era possibile se non con la grata in mezzo.
La persona singola invece che richiede più intimità per parlare singolarmente con la suora, può sedersi nel secondo tavolo che si restringe così da essere più a contatto con lei. Quindi tavoli eliminati e anche le cassettiere, sostituite da nicchie con inserti nel muro per riprendere quelli antichi. Sono posizionati solo nella zona delle monache in quanto utili solo a loro per riporre libri e stoviglie. I simboli religiosi, quindi croci di legno, hanno lasciato il posto ad un’unica croce di metallo posizionata al centro della parete. La grande finestra rimane così da far entrare ancora più luce nella stanza.
CORETTO
Il coretto, che sostituisce in molte occasioni il coro, è una una stanza posizionata di fianco alla chiesa, in cui sono presenti utilizzata dalle monache per pregare.
Con il progetto si è aggiunta la possibilità di ospitare non solo le monache ma anche tre fedeli che vogliono partecipare a delle preghiere insieme alle sorelle. Si hanno due tipologie di postazioni, una singola e una doppia: la singola è per il fedele che vuole ritirarsi individualmente in meditazione, chiudendo la tenda per una maggiore privacy, mentre la postazione doppia è per coloro che vogliono pregare in comunità.
Anche qui, come nel parlatorio, la divisione è data dai mobili, ovvero gli inginocchiatoi. Le monache transitano lungo il corridoio che si forma tra la parete e le sedie, mentre i fedeli rimangono nella zona vicina alla chiesa.
Le panche e gli inginocchiatoi sono sostituiti da sedie e inginocchiatoi singoli per una questione di praticità e separazione. In questo modo le monache hanno la propria postazione e nel caso in cui si aggiungesse o togliesse un posto gli arredi sono facilmente spostabili.
NOVIZIATO CELLA
La cella del noviziato originaria è stata ricreata sapendo quali mobili solitamente sono presenti in una cella di un monastero, mentre i materiali sono stati ripresi dallo stile di quello di Ferrara.
Il progetto riprende quello della foresteria, quindi la maggior parte dei mobili è la stessa. L’unico che cambia di forma è il lavabo, mentre quello che cambia in lunghezza e funzione aggiuntiva è la panca. Si è voluto infatti progettarla più lunga per dare più spazio alla zona della preghiera, particolarmente importante per le novizie. Inoltre, nella parte finale presenta un comodino per gli indumenti più personali. É stato progettato nella stessa maniera del cubo presente nella zona di ricreazione.
Infine, i pavimenti sono in pietra arenaria per e i muri in intonaco.
NOVIZIATO RICREAZIONE
Anche la zona di ricreazione del noviziato originaria è stata ricreata sapendo quali mobili solitamente sono presenti in una stanza di quel tipo in un monastero, mentre i materiali sono stati ripresi dallo stile di quello di Ferrara. Qui si possono svolgere diverse attività di gruppo o individuali, si può giocare a giochi da tavolo, suonare uno strumento o cantare, oppure leggere.
L’impostazione è cambiata totalmente: i mobili tradizionali sono sostituiti da arredi che riprendono lo stile nipponico, basato sui concetti di simbiosi con la natura, armonia formale e organizzazione razionale dello spazio.
I tavoli diventano tavolini bassi ma che accoppiati e ruotati possono diventare anche alti, le sedie sono basse, le cassettiere diventano cubi contenitori su cui però ci si può anche sedere. Il motivo di questa scelta è data dai bisogni delle novizie di uno spazio che le accolga e le accompagni in modo graduale verso la vita monastica. Una stanza con uno stile nipponico caratterizzato dalla miniaturizzazione, da design pieghevole e modulare, permette di riuscire a spostare ed impilare facilmente i tavoli e le sedie in modo da avere spazio per attività dinamiche ;l’estetica è qui armonia compresa nella natura.
Con l’assenza di mobili tradizionali la stanza risulta più ampia e la luce che entra dalle finestre a tutta parete inonda lo spazio.
I simboli religiosi dei quadri sono stati sostituiti da una croce incisa nel muro con all’interno un’illuminazione per creare effetti di luce ed ombre.
Come nella cella, il pavimento e il muro con le finestre sono in pietra arenaria e le pareti in intonaco.